Nella “prima Repubblica”, ai tempi del sistema proporzionale puro senza sbarramento, era consuetudine che nel lungo lunedì post-elettorale tutti i segretari di partito si dichiarassero soddisfatti e si proclamassero vincitori. Nella “seconda Repubblica”, basata su sistemi elettorali diversi ma comunque maggioritari, ciò non è più stato possibile, dato che è poco credibile cantare vittoria quando il sindaco o il presidente eletto appartiene allo schieramento avversario. Eppure, in questa insolita nuova fase di transizione, lunedì scorso tutti i leader di partito – ad eccezione dei popolari di Alfano e Casini – si sono sorprendentemente detti soddisfatti del risultato del voto nelle sette Regioni.