Le sue origini democristiane e siciliane, la sua riservatezza negli anni e il suo understate nei primi atti da Presidente, la tragica morte del fratello e l’ombra della Mafia. Questi gli elementi ricorrenti nella descrizione del dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana.
Meno citato il termine che politicamente può essere considerato il più associato al suo nome: mattarellum. Così Giovanni Sartori battezza le leggi di riforma elettorale in senso maggioritario che portano il nome di Sergio Mattarella, in vigore nelle elezioni del 1994, 1996 e 2001.
Fa riflettere il tweet di Matteo Renzi contro i talk show. Non solo perché facilmente definibile come un’inopportuna presa di posizione di un Presidente del Consiglio iper-televisivo e iper-presenzialista sulla scena del talk, se non come una vera e propria invasione di campo rispetto a Piazzapulita, che a quell’ora, le 22.45 di lunedì 26 gennaio, parlava di Patto del Nazareno e Presidenza della Repubblica. Anche perché ricorda recenti parole di un illustre precedente nel campo della Premiership televisiva.
Nella corsa al Quirinale fanno la loro comparsa nomi ampiamente noti alla politica e al grande pubblico (come Giuliano Amato, Romano Prodi, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro), ma anche un “insospettabile” outsider: Giancarlo Magalli.
Classe 1947, autore televisivo e presentatore, Magalli è conosciuto per i suoi programmi di intrattenimento in perfetto stile mainstream: una piazza, un Comitato e tante storie da raccontare nell’intimità del salotto televisivo (Ruggiero, 2014b). Eppure, la “colpa” o il “merito” della nomina spettano al web.