Alcune sollecitazioni di un intervento a TgCom24 circa il vertice Pd-M5S di mercoledì 25 giugno meritano di essere approfondite.
C’è molta sorpresa, all’indomani dell’elezione dei Presidenti di Camera e Senato, per l’eventualità che i voti che hanno portato Laura Boldrini e Pietro Grasso alla guida dei due rami del Parlamento provengano, anche in parte, dagli eletti del MoVimento 5 Stelle.
Ancora Giovanni Favia. Dopo la polemica estiva sulle ospitate a pagamento in radio e Tv regionali, e sulla stessa opportunità per un “grillino” di andare in Tv, il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle torna al centro della cronaca politica per un “fuori onda” in cui condanna duramente la mancanza di democrazia all’interno del movimento di Grillo.
Il “mediagate” ferragostano lanciato da la Repubblica, la notizia che i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, e in particolare l’eletto in Emilia-Romagna Giovanni Favia, hanno utilizzato fondi pubblici per acquistare ospitate radiofoniche e televisive, rappresenta un’ottima variante di una tendenza ormai consolidata nella politica e nel giornalismo italiano: quella a spostare il fuoco da una questione di policy a una presa di posizione decisamente political.