Il progetto di analisi dei sondaggi politico-elettorali dell'Osservatorio Mediamonitor Politica riprende, ma il gruppo Sondaggi.Com sceglie di non commentare le previsioni di questi giorni, "drogate" dall'eccesso di emotività seguito alle dimissioni di Silvio Berlusconi e ai conseguenti (e affrettati) scenari di riposizionamento. La prossima uscita sarà dunque dedicata a un'analisi più in profondità dei rapporti di forza tra le forze politiche in campo prima del governo Monti, a partire dal voto di fiducia al Governo Berlusconi al Senato e alla Camera del 14 dicembre 2010 agli ultimi sommovimenti della prima metà di novembre 2011.
Berlusconi, nel tempo, è divenuto l’ossessione del centrosinistra. Forse per l’innegabile conflitto d’interessi che è rimasto irrisolto tanto nei periodi di governo del centrodestra quanto in quelli del centrosinistra. Forse per l’impero mediatico che Sua Emittenza ha edificato grazie al favore politico che, prima ancora della sua discesa in campo, gli ha concesso i tre decreti salva-Fininvest (approvati tra l’ottobre 1984 e il gennaio 1985 dal governo Craxi) e la legge Mammì del 1990. Un impero che gli ha permesso di edificareilpartito del biscione e di indicare i canoni della fiorente opinione-pubblico, costituita dai soggetti più esposti al generalismo televisivo (Morcellini, 1995).
L’atmosfera da cambio di regime che attraversa la politica italiana in queste ore convulse è resa con efficacia dai titoli della stampa nazionale ed internazionale. La cronaca della staffetta tra il dimissionario Berlusconi e il presidente del consiglio in pectore Monti domina sulle prime pagine dei quotidiani italiani, che danno sfogo al giubilo per la “liberazione” raggiunta, o, sul versante opposto, esprimono scetticismo sulla figura dell’uomo individuato da Napolitano per gestire questa fase di delicato riassestamento della situazione politica e finanziaria del paese.
Sabato 12 novembre 2011, ore 21.42: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano annuncia di aver ricevuto le dimissioni Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi. La folla che riempie la piazza del Quirinale è in festa, sui social network proliferano tweet, aggiornamenti di status, pubblicazioni di immagini e musiche che inneggiano all’addio del premier, i salotti televisivi si affollano ancor di più di esperti chiamati a rileggere gli ultimi diciassette anni di storia italiana alla luce della debacle dell’ultima settimana parlamentare.
Durante la giornata del 10 novembre, i siti dei principali quotidiani italiani, accanto alla notizia della nomina a senatore a vita di Mario Monti, hanno evidenziato l’avversione / il “no” ad un suo eventuale governo da parte dell’Idv e di Antonio Di Pietro. Lo stesso si ritrova, naturalmente, all’interno del giorno successivo.
Questa notizia è stata rappresentata miranti attraverso due diverse strategie narrative, miranti entrambe a rappresentare in maniera negativa la scelta del leader molisano.
Si è detto e scritto molto sulla teatralità dei fatti dell’8 novembre. Dall’immagine di Silvio Berlusconi che dopo la conta dei voti per l’approvazione del Rendiconto alza gli occhi al cielo con l’aria di un Priamo che sfugga la vista del suo regno in fiamme, ripresa perfino dalla stampa internazionale, al siparietto di Gennaro Malgeri assente per essersi allontanato proprio nel momento più strategico dall’Aula per provvedere alle prescrizioni del suo medico.
“Populista di centro”, “il nuovo Craxi”, “uomo di destra”, senza dimenticare la classica “rottamatore”. Da quando Matteo Renzi è entrato nell’agone politico ha collezionato una serie di etichette attribuitegli da colleghi di partito, oppositori politici, giornalisti e analisti. Quando un nuovo elemento irrompe nello scenario si sente il bisogno di riconoscerlo, dargli un nome e associarlo a determinate caratteristiche che lo caratterizzino come simile a Noi o all’Altro.
La sintesi migliore dello scontro virtuale che ha opposto il Sindaco di Firenze Matteo Renzi e il Segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani negli ultimi giorni di ottobre è forse un titolo di RaiNews24: Renzi lancia il “Wiki Pd”. Bersani: “Idee anni'80”.