A botta calda, due sono le evidenze che si possono trarre dai risultati dei ballottaggi alle Amministrative 2011, in particolare riguardo a quelle due città che nella riflessione politica e mediatica dei giorni di campagna elettorale sono state erette ad epicentro dell’eventuale terremoto politico che avrebbe portato con sé la sconfitta del centrodestra nella “sua” Milano e in quella Napoli che si credeva conquistata per disfatta politica della classe dirigente uscente.
Nel 2006 disse che non ci sarebbero stati “così tanti coglioni” da votare Prodi. E perse. Qualche giorno fa, dal salotto di Porta a Porta, ha dichiarato che De Magistris e Pisapia avrebbero perso poiché gli elettori non sarebbero andati in seggio “lasciando a casa il cervello”. E ha perso. Nel 2006 il centrosinistra si stabilì a Montecitorio in un crogiolo di antiberlusconiani. A Napoli e a Milano, senza dimenticare le imprese insperate di Novara, Cagliari e Trieste, si sono imposti dei candidati sicuramente diversi da quelli a cui sono abituati gli italiani. E, per questo, sono stati entrambi definiti, estremisti e populisti.