A botta calda, due sono le evidenze che si possono trarre dai risultati dei ballottaggi alle Amministrative 2011, in particolare riguardo a quelle due città che nella riflessione politica e mediatica dei giorni di campagna elettorale sono state erette ad epicentro dell’eventuale terremoto politico che avrebbe portato con sé la sconfitta del centrodestra nella “sua” Milano e in quella Napoli che si credeva conquistata per disfatta politica della classe dirigente uscente.
Nel 2006 disse che non ci sarebbero stati “così tanti coglioni” da votare Prodi. E perse. Qualche giorno fa, dal salotto di Porta a Porta, ha dichiarato che De Magistris e Pisapia avrebbero perso poiché gli elettori non sarebbero andati in seggio “lasciando a casa il cervello”. E ha perso. Nel 2006 il centrosinistra si stabilì a Montecitorio in un crogiolo di antiberlusconiani. A Napoli e a Milano, senza dimenticare le imprese insperate di Novara, Cagliari e Trieste, si sono imposti dei candidati sicuramente diversi da quelli a cui sono abituati gli italiani. E, per questo, sono stati entrambi definiti, estremisti e populisti.
Pubblichiamo, alla vigilia del ballottaggio per le elezioni amministrative, l'analisi comunicativa dei sondaggi politico-elettorali diffusi dalla stampa nazionale a partire dalle prime tre settimane di aprile.
Il vero terzo polo è il MoVimento “5 stelle” di Beppe Grillo. È questa una delle interpretazioni più ricorrenti sulla stampa quotidiana all’indomani delle elezioni amministrative.
Apre così Il Fatto quotidiano, con un articolo di Fabrizio d’Esposito, che sottolinea come l’affermazione principale di Grillo avvenga proprio a Bologna, città natale di Fini e Casini, leader di quel terzo polo che esce dalle urne più traballante che mai.
L’unico dato certo che è fuoriuscito dalle Amministrative che si sono svolte negli scorsi giorni nel Belpaese sembra essere che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha sostanzialmente perso. Se Torino e Bologna restano feudi “rossi”, il primo con Piero Fassino (che succede all'altro pidino Sergio Chiamparino), il secondo con Virginio Merola (che riporta la calma dopo lo scandalo "Cinzia-gate" che ha travolto l'ex sindaco del Pd, Flavio Delbono, e che lo ha portato alle dimissioni nel gennaio del 2010) i risultati eccezionali si registrano a Milano, capitale economica della penisola, e a Napoli, capitale del Mezzogiorno.
In poche ore l’attenzione del pubblico francese si è spostata dai gossip sull’ipotetica “gravidanza elettorale” della première dame Carla Bruni alla cronaca dell’arresto per tentato stupro del direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn. In attesa che i contorni giudiziari della vicenda trovino una definizione più nitida, le reazioni delle prime ore testimoniano lo stato di choc e caos del mondo politico transalpino.
Giovedì 28 aprile si è tenuto presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione, un seminario dal titolo “Le rivoluzioni di Internet? Il ruolo dei nuovi media nella primavera araba”. Le rivolte che hanno infuocato il Maghreb (e non solo) sono state spesso definite “le rivolte di Facebook”, sottolineando in questo modo il ruolo svolto dalle tecnologie 2.0 nella loro organizzazione. Su questa interpretazione si è aperto un ampio dibattito tra entusiasti e scettici riguardo all’apporto dato dai social network alla partecipazione politica (riportato, ad esempio, dall’autorevole rivista Foreign Affairs).
Tra poche settimane molti comuni d'Italia andranno alle urne per rinnovare le proprie amministrazioni. Un appuntamento molto atteso dalla cittadinanza come dai partiti per verificare la popolarità del personale politico "uscente" o constatare l'emergere di facce nuove. Il caso della città di Latina presenta diversi spunti di riflessione.