In un'epoca in cui sempre più spesso i prodotti cercano di virare verso un atteggiamento istituzionale è indicativo che la politica italiana, invece, si produca in uno sforzo di segno quasi opposto, cercando di assumere un atteggiamento più amichevole - o "friendly", come certi linguaggi del marketing insegnano.
Dopo il grande successo della prima puntata del format Vieni via con me, trascinato un po’ dall’inedito tandem Fazio-Saviano, un po’ dalle numerose polemiche che hanno preceduto la messa in onda, un po’ dal sempre scoppiettante Benigni, i riflettori si riaccendono sulla seconda puntata: parteciperanno Fini e Bersani? La questione è interessante sotto due aspetti, tra loro collegati, e che portano la riflessione attorno ai due poli del termine, apparentemente ossimorico, di “politica-pop”.
Il Presidente della Camera ha in qualche modo abituato gli italiani al suo ruolo di contraltare ideale del Presidente del Consiglio e leader del maggiore partito del centrodestra italiano. Al punto da indurre a leggere alcune sue esternazioni come il risultato di una sorta di tattica teatrale. I toni di questa rappresentazione, però, si stanno alzando, anche a seguito dell'irruenta discesa in campo dell'ex house organ di Forza Italia nel denunciare, specie nel corso delle ultime Regionali, le crepe sempre più visibili del tessuto del Pdl.
Come interpretare le parole “dal sen fuggite” al Presidente della Camera Gianfranco Fini in occasione della giornata finale del “Premio Borsellino” a Pescara lo scorso 6 novembre, e prontamente riprese e amplificate da RepubblicaTv?