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Tv e politica: un copione già visto?

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La campagna elettorale è in pieno svolgimento, ai politici è interdetto (almeno teoricamente) l’accesso ai programmi di intrattenimento, e l’attenzione degli analisti si concentra ancora una volta su quelle trasmissioni di infotainment che dell’intrattenimento son figlie predilette. Le polemiche sull’intervista di Barbara D’Urso a Silvio Berlusconi sono ormai smorzate, ma uno sguardo al passato riporta una verità interessante.

 


Caro Bersani ti scrivo

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Nell’ultima settimana abbiamo avuto diversi indizi per capire la campagna che verrà. E tutti questi indizi sembrano segnare l’inizio di una campagna molto televisiva, che riporta in auge strategie di contenimento delle performances spettacolari di Silvio Berlusconi, e di tutela di un alfiere dello slow thinking (Bourdieu, 1997) come Pier Luigi Bersani.

Dibattito o non dibattito? Per rispondere, può essere utile un breve tentativo di rilettura degli ultimi avvenimenti mediali in una prospettiva storica, magari canticchiando un motivetto che per certi versi contiene parole profetiche.

 

 


Il Comico e il Conduttore

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Giovedì 10 gennaio 2013: Silvio Berlusconi ospite a Servizio Pubblico. Un vero e proprio media event, che segna il ritorno in scena a tutto campo del Cavaliere anche a costo di entrare “nella tana del lupo”, e che merita una cronaca a caldo, anticipatoria dell’analisi del panorama dei talk che l’Osservatorio Mediamonitor Politica  condurrà nei trenta giorni precedenti il voto. 

 


Il Calendario dell'Avvento

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Per gli studiosi di politica e di comunicazione politica, ogni giorno di questo dicembre 2012 sembra nascondere, una volta aperta la finestrella corrispondente, una novità, una piccola sorpresa. Una figurina di cioccolato che può sembrare dolce o amaro, a seconda del diverso effetto che genera al contatto col palato dei diversi osservatori, ma comunque rappresenta una tappa di un percorso obbligato che ci porta verso le prossime elezioni politiche.


Il Tempo delle primarie: ha vinto la slow politics?

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Riflettendo a freddo sulle primarie del centrosinistra si può osservare come il dualismo tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi non si sia stato solo il confronto tra leader portatori di culture politiche differenti. A sfidarsi sono stati anche due modi divergenti, se non opposti, di concepire il rapporto tra politica e tempo. I temi emersi e le parole usate dai candidati, nell’alternanza tra momenti di aspra contrapposizione e fasi di sostanziale fair play, possono infatti essere incorniciati in un grande frame discorsivo: quello del tempo della politica.


Il Cavaliere dimezzato

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L’ascolto della lunga conferenza stampa tenuta da Silvio Berlusconi il 27 ottobre porta con sé una domanda: che fine hanno fatto i “segreti” della comunicazione berlusconiana?


Teorie e tecniche del fuorionda

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Ancora Giovanni Favia. Dopo la polemica estiva sulle ospitate a pagamento in radio e Tv regionali, e sulla stessa opportunità per un “grillino” di andare in Tv, il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle torna al centro della cronaca politica per un “fuori onda” in cui condanna duramente la mancanza di democrazia all’interno del movimento di Grillo.


Note su antipolitica e antitelevisione

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Il “mediagate” ferragostano lanciato da la Repubblica, la notizia che i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, e in particolare l’eletto in Emilia-Romagna Giovanni Favia, hanno utilizzato fondi pubblici per acquistare ospitate radiofoniche e televisive, rappresenta un’ottima variante di una tendenza ormai consolidata nella politica e nel giornalismo italiano: quella a spostare il fuoco da una questione di policy a una presa di posizione decisamente political.


L’importanza di chiamarsi Democratico

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La presentazione della “carta degli intenti” del Partito Democratico rappresenta un inedito momento di attivazione estiva delle cronache politiche: non di scandali si parla, ma del dialogo che il leader del Pd è chiamato ad aprire a sinistra e a destra del suo partito, si tratti di trattative “dichiarate” (con Vendola) o “invocate” (più che altro giornalisticamente, con Casini).


La società civile come donna-specchio della politica

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Con il crollo della fiducia nella politica come professione, e con la relativa svalutazione del concetto weberiano di distanza (1919) come qualità imprescindibile della professionalità del politico, a essersi messi in moto sono due processi paralleli.


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