Presidenziali in Iran: il vero rivale è Facebook

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 La campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Iran, si apre all’insegna di una restrizione che riaccende i riflettori sulla politica del governo iraniano: Facebook chiude fino alle elezioni presidenziali del prossimo 12 giugno.

A contendersi il titolo di presidente ci saranno quattro candidati, due conservatori: l’attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad, Mohsen Rezai, ex capo dei Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione e due riformisti: Mehdi Karubi, ex presidente del parlamento e candidato sconfitto alle presidenziali del 2005, e Mir Hossein Mousavi, primo ministro all’epoca di Khomeini. Proprio Mousavi, principale sfidante di Ahmadinejad, in occasione della campagna elettorale aveva aperto un profilo su Facebook per diffondere il suo programma politico e che poteva contare, almeno finora, sul supporto di 5.792 sostenitori.

La pagina di Mousavi è stata chiusa: le autorità hanno deciso che in Iran dal 1° giugno fino alla data delle elezioni sarà bloccato l’accesso a Facebook.

Internet, pertanto, non sarà uno strumento di campagna elettorale: la censura come contromisura alla circolazione delle idee sul web è in linea con la politica di controllo della stampa adottata dal governo. Come ha dichiarato il vice ministro dell'Interno per gli affari sociali e culturali, Ali Reza Afshar, il governo intende adottare un “Piano per la felicità sociale” tra cui rientrano due iniziative: impedire la pubblicazione di notizie che provochino «preoccupazione e sfiducia tra la gente» e «rispondere alle mosse psicologiche del nemico».

Una decisione destinata ad avere una ripercussione immediata sulla campagna elettorale in corso e a riaprire il dibattito sull’intricato rapporto tra mezzi di comunicazione, potere e società civile.

 di Elena Angiargiu

Bibliografia per approfondimenti