La lite tra Fabrizio Corona e Livia Turco, andata in onda sul programma di La7 Tetris condotto da Luca Telese, evidenzia un modo di fare assai diffuso nell'ala intellettuale della sinistra, forse sempre più disancorata da quello che succede nel mondo reale. Alla semplice domanda posta dal conduttore («Lei che cosa sa di Corona? Chi è secondo lei?») la Turco risponde con un evidente tono di superiorità («Non lo conosco»). Dopo che il resto degli ospiti, da Borghezio alla Santanchè, dalla Gardini alla Frassoni, fino a Marco Travaglio, pur prendendone le distanze, ammette di conoscerlo, la Turco prosegue imperterrita nella difesa del suo «diritto di essere una persona che fa politica e che dell'Italia conosce le fabbriche, i luoghi di lavoro, gli ospedali, i mercati: questa è l'Italia che io conosco, che ho conosciuto e che voglio continuare a conoscere!» ed arriva ad alterarsi sempre più al punto da abbandonare lo studio in preda ad una crisi isterica.
Un politico di questo calibro, ex ministro, che afferma di non conoscere una persona salita alla ribalta di tutte le cronache perchè implicata in uno scandalo giudiziario di rilievo nazionale, illuminante esempio di quello che è diventato il nostro paese, può innalzarsi al di sopra delle parti, con fare saccente, con lo slogan «un politico deve leggere libri» e non quotidiani? Può essere anche questo un piccolo esempio del perchè una parte della sinistra del nostro paese non si senta più, in qualche modo, rappresentata dai politici che leggono libri e che invece, secondo una buona parte di elettori, dovrebbero occuparsi di più dell'informazione e di quello che in questi quindici anni è accaduto ad essa? Oppure, ad esempio, del fatto che le fabbriche e i luoghi di lavoro, una volta roccaforti di voti rossi, oggi al nord cambiano colore se non in azzurro, in verde?
Ma poi, ci sarebbe da chiedersi, Fabrizio Corona sa chi è Livia Turco?!