La sinergia tra l’Osservatorio Mediamonitor Politica del Dipartimento CoRiS Sapienza e l’Osservatorio TG di Eurispes si arricchisce di una nuova ricerca in comune, relativa alla copertura, nelle edizioni serali dei sette tg nazionali, del secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte nell’ambito della XVIII Legislatura.
Diverse le domande di ricerca: quale rappresentazione del Conte Bis nelle diverse testate telegiornalistiche? quale equilibrio tra forze politiche di maggioranza e di opposizione, ed entro queste stesse categorie? quale distribuzione, trasversalmente alle categorie di cui sopra, dei temi in agenda?
A queste domande di carattere generale se ne aggiunge poi una più specifica, frutto della mission dell’Osservatorio Mediamonitor Politica e dunque non a caso ispirata dalla richiesta di una delle studentesse che collabora alla rilevazione: quale uso, nel racconto telegiornalistico, della comunicazione social prodotta dagli attori politici?
La rilevazione si aggancia naturalmente al lavoro day-by-day prodotto dall’Osservatorio TG, che ha già prodotto tre editoriali disponibili sul magazine L’Eurispes:
I dati prodotti dall’Osservatorio Mediamonitor Politica offrono ora due focus specifici, l’uno sulla copertura in termini assoluti delle maggiori forze di governo e di opposizione e dei rispettivi leader, l’altro sui risultati dell’“incrocio dei flussi” tra comunicazione politica mainstream e social.
La distribuzione per testata delle singole citazioni di esponenti delle maggiori forze politiche restituisce un quadro ben riassunto dalle figure 1 e 2:
È da notare che le citazioni non sono in alcun modo “pesate”: un rapido accenno a un esponente “vale” quanto la riproposizione di una sua estesa dichiarazione. Questo perché l’obiettivo non è verificare la corretta distribuzione degli spazi informativi, ma, un po’ come in un’ideale indagine lessicometrica, individuare le sigle, ed entro queste i nomi, che risuonano maggiormente nella narrazione dei sette telegiornali nazionali della sera.
Da questo specifico punto di vista, emerge anzitutto una sovrarappresentazione del Partito Democratico in quanto forza di governo, rispetto al MoVimento 5 Stelle. Ciò è certamente dovuto all’attenzione suscitata, nelle settimane considerate, dalla “scissione” renziana – notevole è, d’altronde, la copertura garantita a Italia Viva. Tuttavia, rimane un dato interessante, che richiama per motivi completamente diversi la disparità di attenzione che già nel primo esecutivo Conte ha caratterizzato le forze di governo, e può preludere a un’ipotesi di “cospirazione” politico-mediale per ridurre l’impatto della presenza dei pentastellati nella narrazione telegiornalistica.
Occorre naturalmente considerare, oltre a quanto specificato sopra, che il dato è relativo al solo aspetto politico di tale narrazione, ed è dunque depurato dalle citazioni o prese di parola entro i servizi delle diverse testate che rimandino alla dimensione istituzionale degli esponenti dem e pentastellati nell’esecutivo.
Al netto di questo, il Partito Democratico incassa in media circa un terzo di citazioni in più del MoVimento Cinque Stelle nei telegiornali RAI, e ottiene risultati ancora migliori sulle testate Mediaset (dove le citazioni al PD sono in media il doppio rispetto a quelle al M5S) e sul TgLa7 (dove le citazioni al PD sono quasi il triplo di quelle al M5S). Questo nella settimana tra 16 e 22 settembre. Nel corso della settimana successiva la situazione si modifica in diversi casi sostanzialmente. L’unica testata a mantenere inalterata la ratio di citazioni rispetto alla settimana precedente è infatti il Tg2; un lieve vantaggio al PD viene accordato da Tg1 e Tg3, laddove il Tg4 si dimostra lievemente più generoso nei confronti del M5S. più radicale il cambio di passo del Tg5, nel contesto dei cui servizi le due forze politiche iniziano a marciare sostanzialmente appaiate; di Studio Aperto, che abbatte le citazioni al Partito Democratico tenendo sostanzialmente stabili quelle (risicate) al Movimento; del TgLa7, che ribalta la ratio a favore dei pentastellati.
Interessante anche la ratio sottesa alla rappresentazione delle forze di opposizione. Sempre guardando alle citazioni, l’equilibrio tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega dimostra una scarsa propensione a mantenere alta l’attenzione sul partito di Matteo Salvini (un “rischio” paventato da alcuni osservatori, in funzione dell’alta notiziabilità della strategia comunicativa del leader della Lega). Laddove è comprensibile una sottorappresentazione di Fratelli d’Italia, la ratio tra le citazioni a Forza Italia e quelle alla Lega appaiono in un unico caso (il Tg2) di 1:1. Molto più spesso (è il caso di Tg1, Tg3, Tg5, TgLa7) Forza Italia conduce, seppur per un’incollatura. Infine, nel caso di Tg4 e Studio Aperto, la differenza è molto netta, con un numero di citazioni per Forza Italia e i suoi esponenti doppio rispetto a quelle dedicate alla Lega e ai leader del partito di Salvini. Anche in questo caso, il passaggio dalla settimana tra il 16 e il 22 e quella tra il 23 e il 29 settembre segna una sostanziale inversione. È la Lega a riconquistare la palma delle citazioni entro il bouquet di partiti di centrodestra per quanto riguarda Tg2 (con uno scarto minimo), Tg4 e Studio Aperto (con uno scarto più significativo ma comunque contenuto) Tg5 e TgLa7 (con un vero e proprio crollo delle citazioni a FI). Mantengono un’attenzione sostanzialmente più centrata sul partito di Berlusconi il Tg1 e il Tg3.
Risultati altrettanto interessanti emergono incrociando la distribuzione degli spazi televisivi appena descritta con i volti che la accompagnano.
La distribuzione ineguale degli spazi tra il PD e il MoVimento 5 Stelle si accompagna a un altrettanto diseguale strategia di personalizzazione, portatrice in qualche misura di una funzione di riequilibrio, almeno per quanto riguarda le forze politiche di maggioranza.
La pur blanda personalizzazione della leadership pentastellata, che si esprime in media nella presenza di Luigi Di Maio (in qualità di leader del MoVimento, non di Ministro degli Esteri) in una menzione su due registrate a favore del M5S, ha un impatto decisamente rilevante se confrontata con la ratio tra citazioni al Partito Democratico ed entro queste citazioni al Segretario Nicola Zingaretti. Con le rilevanti eccezioni di Studio Aperto (che concede al Segretario Dem una sola citazione) e del TgLa7 (una citazione ogni cinque dedicate al PD) tale ratio si assesta infatti su una citazione a Zingaretti ogni tre di cui è protagonista il Partito Democratico. Una situazione che non subisce grandi sconvolgimenti nel passaggio dalla settimana tra il 16 e il 22 e quella tra il 23 e il 29 settembre, salvo un deciso aumento della presenza del leader pentastellato rispetto al totale delle citazioni al MoVimento nel Tg3 e un deciso calo della “saturazione” delle citazioni al M5S nel TgLa7 (dove le citazioni a Di Maio restano identiche rispetto alla settimana precedente, ma quelle generali al MoVimento aumentano sensibilmente).
Le forze politiche di centrodestra sembrano subire maggiormente il fascino della personalizzazione, e la palma in questo caso va a Giorgia Meloni, che salvo rare eccezioni (che riguardano il solo Tg5 nella sola settimana tra il 16 e il 22 settembre) rappresenta in toto la protagonista delle citazioni a Fratelli d’Italia. Segue il leader della Lega: salvo che nel TgLa7, in entrambe le settimane di riferimento lo scarto tra le citazioni al partito e quelle di cui è protagonista Matteo Salvini è al massimo di due punti. Infine, complice anzitutto la presenza di Antonio Tajani e Anna Maria Bernini, la saturazione di citazioni a Silvio Berlusconi sul totale dedicato a Forza Italia si attesta per la prima settimana su una ratio di una su due (con le rilevanti eccezioni di Studio Aperto, per eccesso, e del TgLa7, per difetto). Diversa la situazione per la seconda settimana ma sostanzialmente per la variazione del numero di citazioni assolute che riguarda FI, che aumenta su Tg1, Tg2, Tg3 e si riduce su Tg4 (in modo residuale), Tg5, Studio Aperto e TgLa7 (in modo sostanziale); incrociando questi dati con la tenuta delle citazioni a Berlusconi in Tg1, Tg2, Tg4 e la sostanziale riduzione che riguarda Tg3, Tg5, Studio Aperto e TgLa7, l’immagine dell’ex Cavaliere risulta complessivamente – per quanto temporaneamente – appannata.
Veniamo, infine, alle ibridazioni tra il flusso informativo mainstream e quello social. I margini di sovrapposizione appaiono alquanto ridotti: nelle due settimane di rilevazione, sono state registrate 1.143 menzioni a esponenti politici; i casi in cui nel relativo servizio è stato possibile rinvenire l’uso della comunicazione social dei maggiori leader (Di Maio, Zingaretti, Renzi, Berlusconi, Meloni, Salvini) sono 87. Una ratio alquanto misera in termini assoluti, che però rappresenta un corpus sufficientemente consistente per gli scopi di questa ricerca.
Dal punto di vista dei soggetti i cui profili social sono utilizzati come fonti, emerge una sostanziale “par condicio” a tre, che vede Di Maio e Salvini quasi perfettamente appaiati, con 23 e 24 menzioni “social”, seguiti a breve distanza dalle 19 di Zingaretti. Colpisce il numero relativamente basso di menzioni “social” di Renzi, che supera per una sola unità il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (7 a 6). Maglia nera per Meloni: è infatti possibile registrare solo 3 casi in cui la menzione alla leader di Fratelli d’Italia sia stata accompagnata dalla presentazione di contenuti social provenienti dalla sua pagina personale o da quella del suo partito.
Il formato preferito per quasi tutti i leader è lo screenshot di post Facebook e Twitter, con una rilevante eccezione: Matteo Salvini continua a detenere il sostanziale monopolio dei video social riportati dalle testate telegiornalistiche, con 18 casi nelle due settimane di rilevazione. Il totale dei casi in cui nei servizi siano stati ripresi video postati su canali social è relativamente basso, 20 in tutto: in ben 18 casi il soggetto interessato è il leader della Lega, guadagnano poi una sola menzione a tesa Di Maio e Conte. La copertura “social” del Presidente del Consiglio dimostra anche un certo equilibrio tra contenuti Facebook e Twitter, similmente alla strategia di rappresentazione di Renzi, mentre il marchio Facebook domina i contenuti postati da Salvini e Di Maio mostrati nei servizi, e il solo Zingaretti riceve una copertura maggiormente improntata al marchio Twitter.
Due sole settimane di monitoraggio non possono offrire risultati sulla base dei quali sia possibile trarre un qualsiasi tipo di conclusione. Alcuni trend sono contraddittori, forse legati alla contingenza, come la copertura altalenante del leader di Forza Italia. Altri appaiono abbastanza chiari, come la sovrarappresentazione del PD, ma possono anch’essi spegnersi al consolidamento delle appartenenze rispetto alla nuova formazione renziana. È difficile pensare che le strategie di personalizzazione possano mutare sensibilmente, stante la postura politica e comunicativa dei soggetti in campo, ma, alla luce delle accuse di personalismo mosse a Di Maio, è interessante osservare quanto il M5S riesca a dimostrare, nella rappresentazione televisiva, un pluralismo interno che almeno si avvicini a quello degli attuali compagni di governo.
L’incrocio dei flussi mainstream e social, per ultimo, segue per ora logiche molto vicine a quella della televisione delle origine rispetto a un formato audiovisivo di difficile gestione dal punto di vista tecnico e comunicativo: più immagini fisse che in movimento. Solo un ulteriore indagine, volta a verificare l’effettiva produzione di contenuti social dai quali le testate telegiornalistiche possano attingere, potrà inserire la dominanza saliviniana rispetto al mondo delle immagini in movimento nel quadro di una scelta che propenda maggiormente verso il politico piuttosto che il redazionale.