Referendum 2016: tempo di bilanci

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46.674 secondi, pari a quasi 13 ore. È il tempo che, nelle sette settimane precedenti le consultazioni del 4 dicembre 2016, i telegiornali della sera hanno dedicato al Referendum costituzionale. Si tratta del “tempo antenna”, dunque della somma dei secondi dedicati al racconto delle posizioni in campo da parte dei giornalisti (“tempo notizia”) e dei secondi in cui sono stati i protagonisti della politica italiana, schierati per il Sì o per No, a prendere la parola per esprimere la propria posizione (tempo parola). Si tratta di un dato che non comprende il cosiddetto “tempo neutro”, dedicato pur sempre al Referendum costituzionale ma non “taggato” per il Sì o per il No, dedicato magari ai ricorsi presentati, o a informazioni generiche sul voto, o ai momenti che alcuni telegiornali hanno dedicato a sondaggi o altri strumenti utili a capire cosa passava per la pancia e per la mente degli italiani.

 

In termini assoluti, com’è intuibile, per il grosso di quelle 13 ore a essere udite sono state le parole dei giornalisti: 28.163 secondi, quasi otto ore, sono di tempo notizia; 18.511 secondi, invece, circa cinque ore, è il tempo complessivo occupato dalle dichiarazioni dei leader politici, tra registrazioni, interviste e interventi in studio o in collegamento.

Dividendo questi totali per il Sì e per il No, emerge un primo dato: il No è stato sovra-rappresentato, con un tempo antenna complessivo di 24.975 secondi (quasi sette ore) contro un tempo antenna per il Sì di 21.700 secondi (circa sei ore). Un dato che non significa molto in termini di rispetto formale della par condicio: per esprimersi su quel piano, occorre guardare ai dati complessivi, che comprendono tutte le edizioni dei telegiornali nell’arco della giornata, quelli che GECA Italia lavora per produrre i suoi rapporti all’AGCOM.

Anche la ratio tempo parola sul totale del tempo antenna rispecchia un certo equilibrio: 8.800 secondi su 21.700 per il Sì, pari al 40% del tempo complessivo, contro 9.631 secondi su 24.975 per il No, pari al 38% del tempo complessivo. Il che significa che, se nelle prime settimane i telegiornali della sera hanno concesso un tempo di parola maggiore al Sì rispetto al No, nel corso della campagna elettorale questo squilibrio è stato sostanzialmente corretto.

 

Ma rimane il dato principale di questa campagna, quello che è emerso sin dalla prima settimana di rilevazione e che ha trovato riscontro nelle sei settimane successive, con lievissimi scostamenti. L’eccesso di rappresentazione del No rappresenta un dato interessante in termini di analisi politica e comunicativa, perché a guardare la ridda di volti che si sono succeduti nei servizi e nelle dichiarazioni per il No rispetto a quelli per il Sì lo scarto in termini di tempo dedicato appare sin troppo ridotto.

Il Sì ha rappresentato sin da subito un fronte compatto, con il volto e la voce del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e, almeno nelle prime settimane, del Ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Pochi i comprimari, l’unico a far registrare una presenza continua in termini temporali e cospicua in termini di tempo parola è il Ministro degli Interni Alfano.

Complessivamente, il tempo parola di Renzi nelle sette settimane di campagna elettorale è pari a 4.874 secondi, messi in fila i diversi speeches durerebbero un po’ più di un’ora. Non solo: considerando il tempo parola complessivo degli esponenti politici che si sono espressi per il Sì, si tratta del 55% del totale.

Maria Elena Boschi è al secondo posto con 623 secondi, poco più di dieci minuti consecutivi. Angelino Alfano conquista il terzo posto con 436 secondi, quasi otto minuti.

 

Per rappresentare le ragioni del No, i telegiornali della sera hanno dovuto inventare una sorta di par condicio interna, viste le molte voci e le diverse aree politiche chiamate in causa.

A raggiungere il maggior numero di secondi di tempo parola è Silvio Berlusconi: 2.288, poco più di trentotto minuti, il 24% del tempo parola complessivo per il No. Segue Luigi Di Maio, con 1.187 secondi, il 12,3% del tempo parola complessivo per il No – ma la natura stessa e la strategia politica e comunicativa del MoVimento rende plausibile sommare i 478 secondi di Beppe Grillo e i 316 di Alessandro Di Battista, raggiungendo infine il 20,6% di “copertura”. Al terzo posto, Matteo Salvini: il leader della Lega ottiene 956 secondi di tempo parola nella copertura dei tg serali, pari al 9,9% del tempo parola complessivo per il No.

Insieme, questi tre leader raggiungono, con qualche approssimazione, lo stesso 55% del totale del tempo parola che il solo Renzi ha rappresentato per il Sì.

 

Neppure i risultati del voto potranno dare un responso definitivo sul successo di una strategia così fortemente posta nelle mani di un leader. Il fatto che Renzi ricopra la carica di Presidente del Consiglio rende inoltre il dato passibile di possibili distorsioni, prevedendo la normativa la distinzione tra i tempi in cui il Presidente del Consiglio si esprime in quanto carica istituzionale e quelli in cui si esprime come esponente politico – ma il dubbio sull’applicabilità di tale distinzione all’ennesima campagna straordinaria è stato rinforzato, in queste sette settimane, dal contenuto e dal tono delle dichiarazioni oggetto della “contesa”. La composizione del fronte del No renderà, poi, ancor più difficile distinguere il voto nel merito del quesito referendario da quello “politico”: non siamo solo di fronte al super-investimento politico e comunicativo di Matteo Renzi, ma anche a un fronte a lui opposto la cui eterogeneità – ricordiamo che, pur con tempi parola non decisivi, diversi esponenti della sinistra e del centro fanno parte di quella che il Presidente del Consiglio ha definito “accozzaglia” – costituisce una variabile “disgregante” potenzialmente critica.

Certamente, in queste settimane è stata scritta un’altra pagina della personalizzazione della politica in Italia. Una categoria interpretativa che uscirà rinnovata da queste urne, quale che sia il risultato.

di Christian Ruggiero

 

CREDITS

Al termine di sette settimane di rilevazione, è doveroso ringraziare coloro i quali hanno reso possibile la ricerca: Giulia Abbate, Danilo Di Trani, Michele De Iuliis, Sara Ferramola, Alessandro Gallina, Sara Giuliani, Cristiano Maria Lo Conte, Laura Marsala, Guendalina Marra, Marcello Mastino, Giulia Mazzi, Roberta Nigido, studenti e laureati del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma, che hanno effettuato le rilevazioni. Giovanni Brancato e Melissa Stolfi, dottorandi presso lo stesso Dipartimento, che con me hanno coordinato le attività di ricerca. Grazie a tutti, di cuore, per la passione, la pazienza, la precisione con cui avete svolto il vostro lavoro. It's a dirty job, but somebody's gotta do it ;) CR