Referendum 2016, terza settimana: la posta in gioco

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La terza settimana di rilevazione si apre con poche promesse per gli analisti di Mediamonitor Politica. Da lunedì 31 ottobre a mercoledì 2 novembre il tema Referendum è sostanzialmente accantonato, per dare spazio ai contini aggiornamenti sul sisma che ha colpito il Centro Italia e le cui conseguenze appaiono ogni giorno più gravi. Ma da giovedì 3 novembre il conteggio del tempo notizia e del tempo parola per il Sì e per il No torna a dare risultati, e delinea con chiarezza la posta in gioco di questa tornata referendaria: non il tempo assoluto di copertura, ma la ratio tempo d’antenna / tempo di parola delinea infatti un’oggettiva discrasia nel coverage dei due fronti contrapposti.

 

I primi giorni della settimana, come dicevamo, offrono pochi spunti. Tra di essi, l’identikit dei tg più irriducibilmente votati a offrire informazione politica in tempi di campagna elettorale, che sono quelli che, pur in presenza di una “issue assoluta” come il terremoto, trovano il modo di mettere in scaletta un pezzo sul Referendum. Naturalmente, si tratta dei tg RAI, e in particolare del Tg2, che, anche se con numeri molto ridotti, è l’unico a non rinunciare mai a dare attenzione alla chiamata alle urne del 4 dicembre. A questi si aggiunge, per la sola giornata del 2 novembre, il TgLa7, che conferma la sua vocazione ad un qualche tipo di servizio pubblico.

 

Nei giorni “caldi” dal punto di vista del confronto tra le posizioni del Sì e del No si delineano invece due tendenze di grande interesse dal punto di vista della ricerca.

Da un lato, si conferma la scelta strategica del governo di affidare la bandiera del Sì quanto più possibile al Presidente del Consiglio e al Ministro delle Riforme: a loro sono infatti dedicati 71 dei 130 secondi di tempo antenna, compresi 50 degli 84 secondi di tempo parola, giovedì 3 novembre; 359 dei 577 secondi di tempo antenna, compresi 168 dei 211 secondi di tempo parola, sabato 5 novembre; 723 degli 874 secondi di tempo antenna, compresi 295 dei 392 secondi di tempo parola, domenica 6 novembre.

Dall’altro, i tempi del “fronte del no” sono ancora una volta gonfiati da un nuovo e forse inaspettato “effetto Berlusconi”: a lui sono infatti dedicati 223 dei 530 secondi di tempo antenna, compresi 107 dei 169 secondi di tempo parola, venerdì 4 novembre; 404 dei 678 secondi di tempo antenna, compresi 201 sui 274 secondi di tempo parola, sabato 5 novembre; 313 dei 630 secondi di tempo antenna, compresi 149 dei 253 secondi di tempo parola, domenica 6 novembre.

 

Dai dati sopra riportati, oltre al “confronto diretto” Renzi-Berlusconi, emerge con chiarezza l’importanza della distribuzione del tempo di parola, che rappresenta di fatto l’unico vero elemento di “vantaggio” per il Sì, come d’altronde rilevato anche dall’AgCom.

Da un semplice esercizio di proporzioni applicato al totale del tempo parola dedicato dalle nove testate prese in esame alle ragioni del Sì e del No sul totale del tempo antenna risulta infatti che, anche quando ottiene meno tempo antenna in termini assoluti, la percentuale di questo tempo dedicata al tempo parola, dunque quella più “notiziabile” e di maggior impatto sul pubblico dei telespettatori, è in tre casi su quattro a favore del Sì.

Giovedì 3 novembre si registra una copertura totale di 326 secondi per il No, di cui 131 di tempo parola (40,2%), e di 130 secondi per il Sì, di cui 84 di tempo parola (64.6%).

Venerdì 4 novembre si registra una copertura totale di 530 secondi per il No, di cui 169 di tempo parola (31,8%), e di 226 secondi per il Sì, di cui 100 di tempo parola (44.2%).

Sabato 5 novembre si registra una copertura totale di 678 secondi per il No, di cui 274 di tempo parola (40,4%), e di 577 secondi per il Sì, di cui 211 di tempo parola (36.6%).

Domenica 6 novembre si registra una copertura totale di 630 secondi per il No, di cui 253 di tempo parola (40,1%), e di 874 secondi per il Sì, di cui 392 di tempo parola (44%).

 

Al netto della ormai tarata bilancia dei tempi di copertura delle ragioni del Sì e del No, e dei tempi offerti ai rappresentanti di governo, maggioranza e opposizione, ecco dunque che la posta in gioco sembra celarsi dietro un indicatore meno immediatamente rilevabile, che però corrisponde a una forza comunicativa decisamente maggiore a favore di chi può mettere sulla bilancia una percentuale maggiore di tempo parola sul totale.

 

di Christian Ruggiero