Per 80 Euro?

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Tramontata, salvo colpi di scena, la possibilità di una seconda ospitata di Matteo Renzi ad “Amici” di Maria De Filippi, e dissoltesi in fretta le polemiche a riguardo, il dibattito mediale e politico dell’Italia che si dirige verso le Europee del 2014 doveva pur trovare un argomento autoreferenziale attorno al quale polarizzare l’attenzione. Lo ha trovato nelle parole di Piero Pelù dal palco di Piazza San Giovanni a Roma, pronunciate durante il concerto per il Primo Maggio.

Non vogliamo elemosine da 80 Euro, vogliamo lavoro. Il non eletto ovverosia il boyscout di Licio Gelli deve capire che in Italia c’è un grande nemico, ma quel nemico è interno, si chiama disoccupazione, si chiama corruzione, si chiama voto di scambio, si chiama mafia, si chiama ‘ndrangheta e si chiama camorra. La nostra è una guerra interna, il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi. Io gli unici cannoni che ammetto sono quelli che dovrebbe fumarsi Giovanardi.

Dentro questa sorta di proclama stanno almeno due temi di grande importanza, sui quali chiunque tenti di richiamare l’attenzione compie un atto meritorio: la disoccupazione e la criminalità organizzata. Due temi che hanno, entrambi, a che vedere con la struttura e la sovrastruttura marxiana, con l’economia e con l’etica dell’Italia e degli italiani.

Ma, cosa ben più interessante, stanno l’attacco a Matteo Renzi (solo in subordine, quasi incidentalmente, a Carlo Giovanardi) e ad una misura che non aveva bisogno di ulteriore pubblicità: il bonus Irpef da 80 Euro per lavoratori dipendenti e assimilati di cui da maggio dovrebbe beneficiare chi guadagna fino a 26 mila Euro annui.

Solo in questa prima settimana delle quattro che compongono l’ideale mese di campagna elettorale, si poteva scegliere di sentir parlare dell’incentivo, degli “80 Euro in più in busta paga” dalla viva voce del Presidente del Consiglio Renzi, a Porta a Porta, o da un più composito parterre di ospiti politici, a Ballarò e a Matrix; e tutto questo solo nella (prima o seconda) serata di martedì 29 aprile.  

Come definire questa issue? Nella categorizzazione proposta da Patterson (1980), non sarebbe certo political, non riguardando le visioni ideologiche, le logiche di schieramento, il disegno e ridisegno degli scenari politici imminenti. Né personal, non riguardando la vita e l’attività dei un esponente politico; né campaign, non riguardando dimensioni strategiche e organizzative della campagna elettorale. Sarebbe una policy issue, relativa alle politiche amministrative e ai “problemi concreti” che toccano da vicino la vita e l’interesse dei cittadini. Ma proprio questo genere di questione rischia di essere particolarmente “insidiosa”.  

Per chi studia la comunicazione politica, e le campagne elettorali nello specifico, la settimana che volge al termine apparirebbe all’insegna di una questione amministrativa e vicina agli interessi degli elettori. Con un rischio palese e uno nascosto. Il primo: che si assista e si lavori sull’ennesima campagna per le elezioni europee in cui i temi riferibili all’Europa sono minoritari. Il secondo: che la politica (e la telepolitica) italiana riesca nuovamente a fare di una policy issue un argomento personale e politico. Risulta infatti che Pelù si sia scusato con chi percepirà gli 80 Euro per averli definiti “elemosina”, non con il Presidente del Consiglio per averlo chiamato “il boyscout di Licio Gelli”; ma è questa la parte politicamente più “scottante”, e sulla quale la polemica potrebbe riprendere forza. Inoltre, un tema in teoria marcatamente policy come le sorti dell’Alitalia riuscì ad essere, nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 2008, talmente ricco di sfaccettature da divenire il terreno principale del contendere, oggetto di studio di tale interesse da divenire un “caso” buono per mettere alla prova l’analisi del frame (Barisione, 2008). Sarebbe la conferma di uno strano destino delle campagne elettorali italiane: riuscire sempre a confondere le categorie d’analisi della letteratura internazionale, l’interesse dei cittadini con i contenziosi aperti fra gli schieramenti politici.

  di Christian Ruggiero