Grillo in tv, dal rifiuto all’invasione?

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Sin dalle origini il MoVimento 5 Stelle si è distinto sulla scena politica e mediatica per un utilizzo “atipico” dei media, ostentatamente social in un contesto incentrato sulla centralità televisiva e sulla diffidenza delle élite verso la politica in rete (Morcellini, 2013a; Corbetta, Gualmini, 2013). Le scelte comunicative del movimento guidato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio si sono distinte per i loro elementi di parziale “rottura” con logiche e rapporti del giornalismo italiano, e la prima parte della complessa “storia” del rapporto tra Grillo politico e la televisione è stata caratterizzata da un rifiuto “strategico” – evidente e vincente nel caso delle elezioni politiche del 2013 (Gangi, 2013).

 

Il grande successo elettorale del MoVimento ha poi portato in Parlamento molti volti nuovi e sconosciuti al Palazzo, al giornalismo e agli italiani, chiamati a confrontarsi con la necessità di conciliare lo statuto originario antimainstream con l’ufficialità e la necessaria accountability richiesta ai parlamentari “grillini”. Il passaggio è stato a tratti traumatico: la necessità di tenere un “filo diretto” fra Roma e Genova ha indebolito l’immagine d’indipendenza del gruppo parlamentare a 5 Stelle, e la normalissima necessità di riunioni a porte chiuse è stata facilmente stigmatizzata come “tradimento” della politica dello streaming, o della massima trasparenza.

 

Ma la svolta in termini ideologici si è verificata solo di recente, con un vero e proprio cambio di strategia nei confronti della televisione. Questo secondo passaggio sembra assumere i tratti di una “invasione” dei parlamentari più fedeli alla linea del Blog (Alessandro Di Battista tra tutti) nei talk show italiani. Forse proprio per non perdere il suo status di epicentro comunicativo del MoVimento, per attirare su di sé l’occhio della telecamera ed evitare una “pluralizzazione” dei punti di vista – caratteristica dei vecchi partiti correntisti, e soprattutto primo segnale di sfaldamento della figura del Moloch Berlusconi, in un’ottica di partito personale – Grillo improvvisamente si concede ai giornalisti. Prima attraverso una lunga intervista a la Repubblica, quotidiano tra i più attaccati dall’ex comico, e poi con la lunga intervista all’interno del programma di Enrico Mentana, Bersaglio Mobile. Entrambe le scelte non sono prive di significato: dovendosi finalmente confrontare con il giornalismo italiano, Grillo sceglie prima il più noto giornale-partito, il simbolo di un movimento d’opinione che è di sinistra ma difficilmente condivide e appoggia fino in fondo le scelte della sinistra politica (Agostini, 2004). Poi il terzo polo televisivo, e la compagnia di un conduttore che ha fatto le fortune del più grande Tg della Tv privata, salvo rifugiarsi nella “nicchia” de La7 per una “scelta di libertà” (Morcellini, 2011).

 

Particolarmente interessante, da un punto di vista comunicativo, appare la recente intervista con Enrico Mentana, che non solo segna l’entrata del leader del MoVimento nel campo televisivo, ma offre di lui un’immagine innovativa.

 

Pacato nei modi, duro come sempre nei contenuti, Grillo “apre” dichiarando di non temere affatto il mezzo televisivo, e al tempo stesso “scopre” la sua strategia nell’immaginare gli spettatori attoniti nel vederlo in un atteggiamento diverso da quello dei suoi comizi, non scarmigliato, non urlante, non volgare. Una dichiarazione di intenti che però non esclude una polemica di fondo nei confronti soprattutto di Matteo Renzi, sempre sminuito dall’uso di aggettivi squalificanti come “il bamboccio”, “il bambino”, “l’ebetino”. Non mancano altri affondi, Renzi è il Presidente del Consiglio non eletto che ha “accoltellato alle spalle” Letta, il promotore del Fiscal Compact che è un trattato destinato a “strozzare” l’Italia per vent’anni, il “bambino” che va in Europa per farsi deridere dai grandi leader.

 

Grande spazio durante l’intervista viene inoltre dedicato alle tematiche europee. Scomparsa la volontà di uscire semplicemente dalla Moneta Unica, Grillo prende le distanze dalle posizioni della Lega, propone di andare a Strasburgo per pretendere “un’altra Europa”, in cui “nessuno rimanga indietro”, in cui la parte “immorale” del debito non deve essere pagata, propone il M5S come una “assicurazione sulla vita” per l’Italia in crisi.  Dopo aver puntato il fulcro dell’intervista sulle posizioni politiche di Beppe Grillo rispetto alle imminenti elezioni europee, Mentana sposta l’attenzione sulle vicende legate alla vicende interne al MoVimento ed in particolar modo al ruolo di Grillo nelle recenti espulsioni dei senatori cosiddetti “dissidenti”. Si parla inoltre dell’esposizione mediatica di quelli che Mentana definisce “piccoli Grillo che crescono”, ovvero Di Maio e Di Battista, e del rapporto che Grillo ha con questi giovani esponenti.

 

I dissidenti invece nel discorso di Grillo, in qualche modo hanno scelto volontariamente di allontanarsi dalla linea ufficiale, hanno perso il contatto con la “base”, sono stati sfiduciati dall’assemblea parlamentare e quindi non sono stati “espulsi” come scelta monolaterale ma come conseguenza di una volontà più grande. Si parla inoltre delle scelte politiche del MoVimento durante il primo anno di legislatura e del rapporto burrascoso con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, secondo Grillo, “l’ha sparata grossa chiedendo un raddoppio di carriera, ed è il responsabile dell’attuale sistema dei partiti”.

 

In generale, chi da ormai anni segue le vicende politiche e comunicative del MoVimento e del suo leader ha la sensazione di assistere ad un “aggiustamento di tiro” da parte di un Beppe Grillo che in qualche modo accetta l’apparizione televisiva come un necessario intervento in vista di obiettivi più grandi, quali ad esempio le elezioni europee. Attraverso questa nuova invasione televisiva Grillo sembra ricordare agli elettori dei 5 Stelle che il MoVimento è più forte che mai e che si sta presentando alla prova elettorale europea con delle posizioni ben riconoscibili.

Questa sembra infatti essere la preoccupazione pressante della leadership, disposta a venir meno all’antica riluttanza pur di coinvolgere un pubblico che, in attesa del nuovo tour di spettacoli (comizi?) del leader-comico, non si limiti ai lettori soltanto ai lettori del blog.

 

di Mattia Gangi e Christian Ruggiero