I risultati delle elezioni politiche del 2013 rappresentano una scossa al sistema della politica, ma anche una sfida al giornalismo e agli universitari. La vittoria dimezzata del centrosinistra, la ripresa del centrodestra, il risultato modesto del centro, l’exploit del MoVimento 5 Stelle, sono elementi che erano stati certo identificati, ma non analizzati né stimati con sufficiente capacità di pre-visione da aspettarsi un risultato così eclatante. Non solo le dirette del pomeriggio dello spoglio, ma anche i dibattiti radiotelevisivi e online del giorno dopo, hanno faticato a prendere atto del cambiamento che era già avvenuto nell’animo degli italiani.
Quella che è stata unanimemente giudicata una brutta campagna ha riservato una sorpresa non indifferente. Non è stata, come la retorica nuovista vorrebbe, la campagna dei social media. È stata, piuttosto, la prima campagna in cui l’ecosistema comunicativo costituito dai media mainstream (televisione in testa) e dai social media (anzitutto Twitter) ha funzionato, per molti utenti, come un unicum, un flusso di informazioni in entrata e in uscita, provenienti da fonti “istituzionali” e da “dialoganti” comuni. Su quest’ultimo aspetto si è concentrata la ricerca dell’Osservatorio Mediamonitor Politica del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Sapienza Università di Roma. E anche di questo si discute mercoledì 6 marzo 2013, alle ore 14.15 presso l’aula Oriana, piano terra di via Salaria 113.
Apre i lavori il Direttore del Dipartimento, e responsabile scientifico dell’Osservatorio Mediamonitor Politica, Mario Morcellini.
Intervengono: Michele Prospero, docente di Scienza politica, Marco Damilano, L’Espresso, Massimo Franco, Corriere della Sera, Alberto Baldazzi, RaiNews - Osservatorio Tg, oltre ai coordinatori dei gruppi di lavoro di Mediamonitor.