L’autodifesa dei sondaggisti: «Nessun sondaggio prevede il futuro. Al massimo riusciamo a capire il presente».

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“Sondaggi, la fiera delle figuracce”, “la disfatta dei sondaggisti”, “il flop dei sondaggi”, “i sondaggisti non leggono le realtà nuove”. L’unico aspetto su cui, già da lunedì sera, tutti i giornali erano d’accordo era il flop delle previsioni basate sugli exit poll (all’uscita del seggio) e sugli instant poll (al telefono).

Nela puntata di Question Time andata in onda il 27 febbraio abbiamo intervistato in diretta i responsabili dei maggiori Istituti di Ricerca per capire i motivi delle errate previsioni che non poco panico hanno creato nelle sedi dei partiti il giorno dello spoglio.

I fatti. Alle 15 di lunedì gli instant poll dell’Istituto Piepoli davano il centro-sinistra in vantaggioalla Camera e al Senato e l’Istituto Tecnè la dava vincente pure in Sicilia e in Campania. Le prime proiezioni ribaltano il tutto dando il centro-destra in netto vantaggio ma in seguito i dati provenienti dal Viminale rimettono le cose al loro posto con la coalizione di Bersani in leggero vantaggio sul centro-destra.

«Noi abbiamo riportato quello che gli intervistati ci hanno detto» si difende ai nostri microfoni il Prof. Roberto Baldassari, vice Presidente dell’Istituto Piepoli e, per quanto riguarda il dato sottostimato del M5S, «è difficile stimare qualcosa che non esiste e che non può essere comparato a un trend già esistente». «Gli instant pools sono per loro natura probabilistici», aggiunge, e «servono ai giornalisti per coprire quell’ora di buco fra le 15 e le 16 mentre il vero lavoro che fanno gli istituti di ricerca il giorno delle elezioni sono le proiezioni e quelle hanno combaciato con i dati reali».

Anche per Buttaroni, responsabile dell’Istituto Tecnè, «non si può parlare di errori». «Abbiamo applicato dei modelli matematici che stimano dei comportamenti ma quando abbiamo eventi di una portata storica come il M5S, ogni strumento è inadeguato. E’ come avere un terremoto dell’ottavo grado quando la scala va da uno a sette». Le piazza piene? «La partecipazione collettiva di massa ad un eventonon si può considerare un dato oggettivo inseribile in un modello matematico. In questi casi entrano si tratta le impressioni soggettive ma quelle non contano». 

Con Mario Staderini, Segretario dei Radicali Italiani, abbiamo affrontatoinvece il tema più generale dell’affidabilità dei sondaggi e ci ha spiegatol’esistenza di «un rapporto viziato tra media e sondaggi tale per cui i sondaggi sono utilizzati come strumento di propaganda».

Per Fabrizio Masia, numero uno di EMG, la tecnica dell’instant poll«è fragile in partenza perché la distribuzione del voto fra quelli che accettano l’intervista è diversa da quelli che non rispondono». Tradotto: l’altissimo tasso di rifiuti impedisce di raggiungere alcuni campioni della popolazione.

Si potrebbe compensare con completamenti campionari a livello web? «No, oggi il web ha un penetrazione che ancora non garantisce una rappresentatività». In sostanza, Masia ci dice che ci sono dei difetti campionari che prescindono dalla qualità dell’Istituto di Ricerca

Diverso il ragionamento invece per quanto riguarda i sondaggi. «Sono uno strumento per capire le tendenze: la gente pensa che i sondaggi siano previsioni ma in realtà sono delle fotografie delle intenzioni di voto che possono rimanere statiche ma possono anche mutare. Come è successo in questo caso». E le piazze piene? Anche per Masia, come per Buttaroni, non offrono dati certi: «sono sensazioni, è un meccanismo intuitivo». Ma l’intuito qualche volta bisogna usarlo. E lunedì era la volta giusta.

di Giuseppe Licinio
RadioSapienza.net

 

Riascolta la puntata di "Question Time": http://www.radiosapienza.net/2013/programmi/28-question-time