In poche ore l’attenzione del pubblico francese si è spostata dai gossip sull’ipotetica “gravidanza elettorale” della première dame Carla Bruni alla cronaca dell’arresto per tentato stupro del direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn. In attesa che i contorni giudiziari della vicenda trovino una definizione più nitida, le reazioni delle prime ore testimoniano lo stato di choc e caos del mondo politico transalpino.
L’eccezionalità dell’affaire newyorkese non risiede tanto nella sua componente a luci rosse, se si considera che, storicamente, il corpo naturale (Kantorowicz, 1989; Boni, 2002) dei monarchi repubblicani francesi non è mai stato immune ai piaceri della carne. L’ex presidente François Mitterrand ammise, verso la fine del suo secondo mandato, di avere un’altra moglie ed un’altra figlia oltre a quelle ufficiali. Allusioni alle abitudini libertine di Giscard d’Estaing e Chirac sono affiorate più di una volta nelle cronache. E lo stesso Strauss-Kahn era noto da tempo per le sue frequentazioni extraconiugali, tanto da essere stato coinvolto già in passato in vicende simili a quella che oggi rischia di minare la sua carriera politica.
Certamente, è ancora presto per valutare le ripercussioni di questo evento sulla politica interna francese e sull’esito delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Il prevedibile ritiro di Strauss-Kahn dalla competizione rischia, in effetti, di condizionare in maniera significativa l’andamento della campagna. Secondo molti osservatori, l’economista francese, già ministro in diversi governi di sinistra, partiva favorito nelle primarie per la candidatura socialista, che lo avrebbero visto nei prossimi mesi in lizza contro Martine Aubry, François Hollande e, probabilmente, Ségolene Royale. Soprattutto, normal">DSK era accreditato per la vittoria finale nella corsa all’Eliseo al cospetto dell’incumbent Nicolas Sarkozy. Stando agli scenari prospettati da alcuni istituti di sondaggi, il presidente della Repubblica in carica avrebbe addirittura rischiato di restare escluso dal secondo turno, estromesso a destra dalla nuova leader del Fronte nazionale Marine Le Pen, la cui popolarità pare in ascesa, e a sinistra, appunto, dal magnetismo di un personaggio di caratura internazionale come l’ormai ex direttore del Fmi.
Prim’ancora che per le sue conseguenze politiche, la disavventura umana e giudiziaria di Strauss-Kahn colpisce però per la sua consistenza mediale, per i risvolti torbidi del racconto, per la rapidità con cui la notizia è comparsa su Twitter, postata da un simpatizzante dell’Ump (che aveva avuto la rivelazione da un suo “amico negli Stati Uniti”), per poi arrivare sul sito del New York Times e, infine, rimbalzare sui siti di tutto il mondo. Un mix di elementi che scandisce la deflagrazione fragorosa del confine tra pubblico e privato trasfigurando Strauss-Kahn, alto tecnocrate e uomo politico di prestigio, in “eroe maledetto” alla stregua di Julian Assange.
La tirannia dell’intimità (Sennett, 1982) fornisce così una dimostrazione “spettacolare” delle sue potenzialità destabilizzanti. Fino a qualche giorno fa la pubblicizzazione del privato (Meyrowitz, 1993; Musso, 2009) aveva trovato la sua manifestazione innocua nelle normal">soft news sulla maternità di Carla Bruni, che fornivano un retroscena pop (Mazzoleni e Sfardini, 2009) sulla vita familiare del presidente Sarkozy. Da ieri uno scandalo sessuale irrompe nell’agenda pubblica, come negli Usa con Clinton, come in Italia con Berlusconi, portando in scena, con una hard news, un retroscena scomodo (Goffman, 1969) che rischia di cancellare l’aura di credibilità del leader politico e di dissacrarne irrimediabilmente l’immagine.