Micro politica e doppi mandati

Immagine principale: 

Tra poche settimane molti comuni d'Italia andranno alle urne per rinnovare le proprie amministrazioni. Un appuntamento molto atteso dalla cittadinanza come dai partiti per verificare la popolarità del personale politico "uscente" o constatare l'emergere di facce nuove. Il caso della città di Latina presenta diversi spunti di riflessione.

 

In primo luogo, per la genesi dell’attuale situazione di commissariamento del capoluogo pontino. Le dimissioni del sindaco Vincenzo Zaccheo, eletto nelle fila di An, erano seguite ad uno scandalo mediale di risonanza nazionale: Striscia la notizia, il Tg satirico di Canale5, aveva mostrato un imbarazzante dietro le quinte dei festeggiamenti per l'elezione di Renata Polverini alla presidenza della Regione Lazio, durante il quale l’allora sindaco si raccomandava di tenere nel giusto conto l’avvenire delle sue due figlie e consigliava alla neo Presidente di stare in guardia nel confronti del senatore Claudio Fazzone. Un caso eclatante di quella funzione di watchdog del giornalismo che secondo Mazzoleni e Sfardini (2007, 2009) sta passando nelle mani delle trasmissioni di infotainment.

 

In secondo luogo, per la scelta dei candidati. Il Partito Democratico si è affidato ancora una volta allo strumento delle Primarie, tenutesi il 16 gennaio. Degli oltre 5.000 votanti, il 42% ha scelto Giorgio De Marchis, mentre più del 57% ha dato fiducia a Claudio Moscardelli, che pertanto è stato nominato candidato ufficiale per il Pd [Valerio Sordilli, Vince Moscardelli, da “Latina Oggi”, 17 gennaio 2011]. In casa Pdl la scelta è stata molto più difficile. Accantonata la nomina di Fabrizio Cirilli, sul cui suo nome il partito non trovava pieno accordo, è occorsa la discesa in campo diretta di Silvio Berlusconi e Renata Polverini per benedire l’investitura di Giovanni Di Giorgi [Valerio Sordilli, L’ultimo pellegrinaggio del Pdl, da “Latina Oggi”, del 30 marzo 2011].

 

Finalmente, i profili dei contendenti; i due candidati hanno infatti qualcosa in comune: da un anno siedono entrambi in Consiglio Regionale. Entrando nel particolare Di Giorgi è presidente della Commissione Mobilità, mentre Moscardelli è vice presidente nella Commissione Urbanistica. Il che pone una questione non secondaria: indipendentemente da chi vincerà la corsa come primo cittadino di Latina, può un consigliere regionale essere anche sindaco della seconda città del Lazio?

L'elettore che l'anno scorso ha dato il proprio voto a uno dei due, e che magari non è cittadino di Latina, ha diritto ora di interrogarsi sugli esiti della propria scelta, perché giustamente può pretendere che per cinque anni il suo eletto sia un consigliere regionale a tempo pieno e non debba dividere il suo tempo con un'altra campagna elettorale, e magari poi con i gravosissimi impegni che concernono l'amministrazione di un comune. Un ragionamento simile, ma a parti inverse, può poi attraversare la mente di un elettore di Latina. La questione di fondo è sempre la stessa, ovvero se è possibile far fronte con successo a un doppio mandato, senza trascurare l'una e l'altra carica e quindi senza deludere i due differenti elettorati.

 

Il dibattito pubblico sembra aver ignorato la questione, che ha peraltro un ulteriore risvolto: è curioso infatti che entrambi gli sconfitti al “girone eliminatorio”, Fabrizio Cirilli e Giorgio De Marchis, non avessero altri impegni istituzionali. Magari i loro nomi erano più adatti a competere per la guida del comune, ma la scelta “popolare” effettuata nel Pd con le primarie, e quella "dall'alto" fatta dal Pdl coinvolgendo direttamente Berlusconi e la Polverini, ha creato l'ennesimo fenomeno di una corsa verso la doppia poltrona, che rischia di scontentare una buona parte di elettorato. Questo aspetto non va assolutamente sottovalutato dal momento che dopo il varo delle riforme contenute nella legge 81 del 1993, che hanno stabilito l’elezione diretta dei sindaci, è notevolmente cambiata la forma di governance: non basta più solo il sostegno dei partiti della coalizione, ma c’è bisogno di collaborazione tra attori pubblici e attori privati. I sindaci non possono amministrare un comune prescindendo dal consenso dell’elettorato, la cui domanda di partecipazione continua a crescere, per cui  non va e non può essere trascurata [Ramella, 2006, pp 7-8, 115-116].

 

di Eleonora Spagnolo