FLI: la sfida di un discorso di marca

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In un'epoca in cui sempre più spesso i prodotti cercano di virare verso un atteggiamento istituzionale è indicativo che la politica italiana, invece, si produca in uno sforzo di segno quasi opposto, cercando di assumere un atteggiamento più amichevole - o "friendly", come certi linguaggi del marketing insegnano.
La scelta da parte di Futuro e Libertà di un simbolo semplice, costituito principalmente da elementi testuali e cromatici, inscritti nella forma rotonda per esigenze di scheda elettorale, vuole sottolineare la ricerca di un dialogo con un pubblico più giovane e più avvezzo a modalità di comunicazione "2.0". E', quindi, una scelta che mette da parte qualsiasi espressione ideologica vecchia maniera, dal momento che non vengono impiegati elementi iconici (fiamme, scudi, piante e simili) cui affidare messaggi.
D'altra parte, non si può non notare la preminenza del nome della guida del partito, che conferma l'impronta di personalizzazione, ormai preminente in politica.
Forse in questo passaggio ci si poteva aspettare un minimo di discontinuità, secondo un modo di comunicare più europeo, che vede l’istituzione-partito indipendente dal nome di chi lo guida.
Per quanto riguarda un giudizio di valore, non è l'estetica del segno - comunque semplice e pulita -  che può decretarla. Piuttosto, sarà la capacità di generare un linguaggio di marca, in grado a sua volta di dare sostanza al dialogo con le varie categorie di pubblico.
Per questo tipo di valutazione, però, non bisognerà attendere molto.

di Eduardo Salierno