"Security, Development, Democracy": note su un meeting

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Sicurezza, sviluppo e democrazia sono processi che viaggiano di pari passo e che non possono né banalizzati, né sottovalutati. Parallelamente la questione dello sviluppo e della democratizzazione di aree disagiate o conflittuali del Pianeta non può sfuggire oggi ad esaminatori attenti dei media. Ecco perché l'appuntamento di venerdì 1° ottobre, presso la Sala della Lupa della Camera dei Deputati, si è rivelato un momento di riflessione di grande rilevanza, non solo in termini di aggiornamento sullo stato attuale delle relazioni internazionali ma anche dal punto di vista dello studio della comunicazione.

Il coordinamento di Francesco Rutelli ha adottato un approccio di forte portata comunicativa rispetto a questioni complesse. Il presupposto teorico di una riflessione sulle relazioni internazionali che si voglia posizionare nell'alveo delle scienze sociologiche e della comunicazione rimanda alle opere di Zygmunt Bauman: non si possono avere soluzioni locali a problemi globali. Dal punto di vista dell'ideazione stessa di un evento del genere, questo presupposto sembra nettamente essere stato rispettato. Si è dato modo a personalità di grande spessore di esprimere punti di vista sempre focalizzati su uno stato o un'area e descritti per la loro rilevanza in termini di policy making globale. Si tratta di un tema problematico per la comunicazione stessa: i quotidiani stessi, che tra i media ad ampia diffusione potrebbero dare maggiore spazio all'informazione contestualizzata piuttosto che all'intrattenimento, con il vantaggio della parola scritta, posti sotto la lente d'ingrandimento, rivelano spesso un atteggiamento sfuggente e concentrato sulle istanze della deadline, anche rispetto a problemi densi di significato. Piuttosto che essere solo raccontati, nella prospettiva di non sforare i limiti, argomenti del genere potrebbero, nello stesso numero di battute, essere comunque contestualizzati e portati a conoscenza del pubblico nella loro complessità.

L'atteggiamento conoscitivo che si vuole qui suggerire è quello del ricercatore consapevole del suo bagaglio di conoscenze, che viaggia sempre con uno spazio libero in valigia: pronto, cioè, a comprendere, per quanto possibile, il mutamento che si è verificato nello scenario geopolitico. Gli equilibri sono infatti dinamici: si può sentir parlare, per esempio, un politico locale quale Luka Biong Deng dellacondizione del Sudan, che a gennaio 2011 vedrà lo svolgimento di un referendum per la conferma dell'attuale assetto statuale o, in alternativa, la separazione tra Nord e Sud. Oppure discutere dello stato attuale della Georgia dopo l'agosto 2008, e dell'importanza di una convivenza pacifica. L'obiettivo, ai fini di una ricerca di comunicazione, può essere quello di comprendere entro quali frame cognitivi il pubblico ha percepito una serie di temi che, per quanto lontani dall'orizzonte eurocentrico, possono interessare sotto diversi aspetti. Inoltre, certamente non ci si troverà di fronte un'audience passiva o acritica rispetto ai problemi, quanto piuttosto ad una pluralità di atteggiamenti rispetto ad essi.
 
Passione ed equilibrio, dunque, per comprendere uno scenario che comunque non sarà mai decifrabile nel suo insieme e per il quale, consapevoli del presupposto teorico baumaniano sopra ricordato, risulta opportuno cogliere anche la natura altamente specialistica di un approccio rigoroso ad ogni specifico problema. E pluribus unum, si direbbe: da un lato, un orientamento conoscitivo concentrato sulla globalità, dall'altro, una serie di focus concentrati su contesti specifici, da sondare nella loro irriducibilità e nella loro pressoché infinita possibilità di far parlare di sé. La selezione delle componenti principali del discorso su un determinato contesto permetterà la sua conoscenza con pertinenza scientifica. Il suo posizionamento entro lo scenario nazionale, se ci si sta occupando di una certa regione, permetterà di comprendere a fondo le vicende che caratterizzano un determinato paese. La collocazione successiva sarà poi quella entro i contesti internazionale e transnazionale. Con queste due sfumature, si vogliono intendere rispettivamente la dimensione che trascende le singole statualità, nel primo caso, e quella di interconnessione e interazione dinamica tra di esse.

Al termine di una esplorazione del genere, forse si sarà annebbiati, in un primo tempo, dalle sovrapposizioni possibili tra i diversi livelli considerati. Poi, forse, ci saranno nuovi nodi problematici e, ottenute alcune risposte, si tornerà a porsi delle domande. Ciò che più conta è che si tratti di domande nuove, che abbiano letto il mutamento, lo abbiano compreso e siano preparate al futuro.

di Massimiliano Nespola

Link: Un generale parla del futuro del mondo