L’antipolitica del Movimento Cinque Stelle si colloca perfettamente in linea con la tradizione italiana: una visione che è più propriamente “anti-politici” nel senso che l’obiettivo da colpire è la classe politica, non tanto lo Stato troppo invadente e nemmeno il sistema dei partiti in quanto tale, se non in quanto ‘parcheggio’ di politici appunto incapaci. Questo è un tratto non solo italiano, ma certo prevalente nel populismo all’italiana, quello che, intenderci ha pervaso la politica del nostro paese in molte sue fasi storiche, ma soprattutto nella Seconda Repubblica.
Di tutte le forme di antipolitica questa è la più difficile da trasformare in un progetto politico di governo. Infatti, quando l’antipolitica si sposa con un’ideologia antistatalista o antipartitica può dar vita a riforme strutturali e istituzionali, ma se rimane prigioniera della logica di esaltazione di tutto ciò che non è politico non produce né rivoluzioni né stagioni riformiste. Ciò non toglie che il linguaggio antipolitico sia un utile strumento per ottenere consenso e anche per mantenerlo una volta al governo.
Per ora è difficile valutare le prospettive del Movimento Cinque Stelle sia perché è poco distinto e distinguibile ideologicamente sia perché i suoi esponenti e militanti appaiono estremamente eterogenei. In pratica, abbiamo: un leader; uno strumento comunicativo (Internet) e tutti gli altri media a far cassa di risonanza di fronte alla ‘novità; voti che sono in crescita. Tutto il resto è però ancora in fase embrionale. Un aspetto molto importante sarà capire, in quest’ultimo e nei prossimi appuntamenti elettorali, dove prendono i voti i grillini. Certo trasversalmente, ma quanto, ad esempio, potrà esserci una migrazione di voti dal centro-destra? A Parma, ad esempio, le analisi dell’Istituto Cattaneo, ci hanno fatto vedere che al primo turno una parte di elettori che hanno in passato votato per la Lega hanno scelto il candidato delle Cinque Stelle (www.cattaneo.org). Insomma, come i grillini possano andare a collocarsi in una logica di alleanza o di puro antagonismo rispetto agli altri attori partitici è poco prevedibile. Nell’attesa di vederli alla prova del governo, almeno in alcune realtà locali, resta estremamente interessante seguirne le evoluzioni.
Donatella Campus
Professore Associato di Scienza Politica
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
20 maggio 2012